La Vastedda della Valle del Belìce DOP -nota già nel 1497- è l’unico formaggio di pecora a pasta filata presente in tutto il territorio nazionale, potendo vantare questo importante primato che conferisce alla città di Sambuca di Sicilia un maggiore prestigio.
Il nome deriva dal dialetto “vastata” cioè guasta, andata a male. L’idea fu infatti quella di rilavorare i pecorini mal riusciti facendoli filare ad alta temperatura.
La preparazione della Vastedda della Valle del Belice DOP si effettua principalmente nel periodo estivo e la sua lavorazione è condotta in maniera rigorosamente artigianale. Inoltre, trattandosi di un formaggio fresco, va gustato entro i tre giorni dalla preparazione, nei quali riesce a sprigionare un profumo intenso e un sapore delizioso.
Nella fase iniziale della preparazione, il latte crudo viene inoculato con il caglio in pasta di agnello del proprio allevamento, e viene avviata la coagulazione a 36-40°C. La rottura della cagliata con una rotula, uno strumento in legno, è una delle fasi fondamentali della caseificazione e viene condotta in una tina in legno, che presenta i residui delle mungiture e delle lavorazioni precedenti. Dopo la rottura della cagliata, la massa viene posta in fuscelle, o “fascedde” in dialetto, in giunco ad acidificare e poi si procede alla filatura.
Questa operazione si realizza in un apposito piatto in ceramica chiamato in dialetto Vastedda da cui il formaggio prende il nome.
Il formaggio DOP è ottenuto interamente dal latte di pecora della Valle del Belice e rappresenta oggi il simbolo di un patrimonio storico, culturale e produttivo che va promosso e tutelato.