La Casa natale delle sorelle Bona
In questa casa, rispettivamente nel 1877 e nel 1879, nacquero le sorelle Rosa e Caterina Bona. La loro è la storia di donne emigrate negli Stati Uniti per trovare una vita migliore e invece trovarono la morte. Morirono infatti a New York - con altri 146 lavoratori di cui ben 121 donne - il 25 marzo del 1911, nell’incendio della fabbrica di tessuti “Triangle Shirtwaist Company”. Questo tragico episodio è commemorato nella Giornata internazionale della Donna, l’8 marzo. Per conservare memoria di questa tragedia, la loro casa nel 2014 è stata inserita dal Centro per il Restauro della Regione Sicilia, nella Carta LIM, luoghi dell’Identità e della Memoria.
Il tragico rogo della fabbrica Triangle Waist Company di new York
Il 25 marzo 1911 un incendio sviluppatosi ai piani alti della Triangle Shirtwaist Company di New York causò la morte di 146 delle 500 persone che vi lavoravano. Avvenimento che propiziò il giorno della donna che si celebra ogni anno l’8 marzo. Il terribile incendio che si propagò ai piani alti della Triangle Shirtwaist Company di New York è considerato uno dei peggiori disastri successi in America dal periodo della rivoluzione industriale. La Triangle Shirtwaist era una delle tante fabbriche del sudore (sweat-shop) di New York agli inizi del XX secolo dove le condizioni di lavoro erano pessime per l’eccessivo numero di ore lavorative, le cattive condizioni igieniche e di sicurezza, i salari bassi e lo sfruttamento del lavoro minorile. La “shirtwaist” era un tipo di camicetta bianca molto popolare tra le donne, spesso pieghettata e con il colletto alto che si abbinava con una gonna scura. I proprietari della Triangle Shirtwaist, Isaac Harris e Max Blanck erano i più grandi produttori di questo articolo. La loro fabbrica occupava gli ultimi tre piani del palazzo Asch, dieci piani in tutto, situato ai numeri 23-25 di Washington Place tra Washington Square est e Greene Street, tuttora esistente, occupato dalla New York University e designato monumento nazionale. I proprietari appaltavano anche il lavoro esternamente, con paghe a discrezione dei subappaltatori, che fingevano di ignorare. La totale noncuranza verso i dipendenti interni e esterni equivaleva a sfruttamento sistematico. Il sindacato era poco presente in quanto le operaie erano soprattutto immigrate con poca o nessuna padronanza dell’inglese e intimidite da un ambiente non familiare. Le precarie condizioni di lavoro generarono delle proteste. Nel 1909 un incidente provocò uno sciopero spontaneo che coinvolse quasi tutti i dipendenti della Triangle Shirtwaist che furono aiutati nella loro causa dalla Women’s Trade Union League guidati da Clara Lemlich. Le richieste dei lavoratori e delle lavoratrici del settore dell’abbigliamento furono parzialmente accolte dopo lo sciopero del settore delle pellicce ( Cloakmaker Strike) del 1910 che portarono a stabilire condizioni minime di lavoro e controlli periodici. Il sindacato dell’abbigliamento, International Ladies’ Garment Workers Union, riuscì a essere accettata in molte fabbriche, ma non alla Triangle Shirtwaist. Il pomeriggio del 25 marzo 1911 scoppiò un incendio alla Triangle Shirtwaist, probabilmente causato da una sigaretta accesa, e facilmente alimentato dagli scarti di tessuto e dalla polvere. La maggior parte delle operaie erano immigrate ebree dell’Europa dell’Est, Germania, Ungheria e immigrate italiane (molte tra i 12 e 14 anni) che guadagnavano dai 7 ai 12 dollari a settimana secondo le mansioni. Nonostante i suggerimenti della compagnia di assicurazioni, i proprietari non avevano istituito dei programmi di prevenzione e di esercitazioni antincendio. Al nono piano c’erano soltanto due porte di cui una sempre chiusa per poter ispezionare le dipendenti all’uscita dal lavoro. Il palazzo non era dotato di idranti. Il fuoco le colse quindi impreparate. Alcune si salvarono fuggendo sugli ascensori che ben presto si bloccarono; altre si rifugiarono sul tetto del palazzo vicino oppure lungo le scale che furono quasi subito avvolte dalle fiamme. Tra le operaie intrappolate diverse tentarono una via di fuga attraverso le porte o le finestre o cercando scampo all’interno della fabbrica. Molte, una sessantina, preferirono gettarsi dalle finestre piuttosto che morire tra le fiamme, mentre una ventina di operaie morirono quando la scala di sicurezza cedette sotto il peso eccessivo. Molte porte erano addirittura chiuse dall’esterno. Nonostante la prontezza del loro intervento, gli idranti dei vigili del fuoco non arrivavano che al sesto piano. L’incendio scoppiò alle 16:30. Alle 17:15 i vigili del fuoco lo avevano già domato. Morirono in tutto 146 persone di cui 129 donne e 17 uomini. Il loro sacrificio non fu vano in quanto la nazione intera attuò riforme per migliorare le condizioni di lavoro e di sicurezza. I sindacati dell’industria dell’abbigliamento presero vigore e rafforzarono la loro presenza sui tavoli dei negoziati in tutte le materie riguardanti il lavoro. La città di New York dovette prendere misure rigorose per riformare le procedure di sicurezza. Questo disastro permea tuttora il mondo del lavoro americano e non, sia in tema di condizioni di lavoro sia in tema di sicurezza. Ogni anno la festa dell’8 marzo celebra la donna e le lotte per la sua affermazione nel mondo del lavoro in perenne ricordo della tragedia del 25 marzo 1911 e di altre tappe per l’emancipazione femminile.. L’edizione del 20 febbraio 2011 del New York Times ha riportato la notizia che dopo un secolo il ricercatore Michael Hirsch ha completato la lista delle persone decedute nell’incendio alla Triangle Shirtwaist Company dando un nome certo a quelle che non erano state ancora identificate. La tragedia coinvolse soprattutto donne di origini ebraiche dell’est europeo. Le vittime di origine italiana furono una quarantina : questo fatto ha naturalmente catalizzato la curiosità di molti che hanno cercato di ricostruirne la vita e ricondurla dal paese natio alle esperienze infauste dell’emigrazione.
La Casa natale delle sorelle Bona tra i Luoghi dell’Identità e della Memoria (LIM)
Le Casa natale delle sorelle Bona a Sambuca - come luogo delle personalità legate all'emigrazione siciliana dei primi del Novecento" è stata inserita dalla Regione Sicilia tra i LIM (Luoghi dell’Identità e della Memoria) nella sezione dei Luoghi delle personalità storiche e della cultura: un patrimonio di enorme importanza oggetto di un progetto di valorizzazione, opportunità per definire le strategie di sviluppo della comunità che li accoglie.