Chiesa del Purgatorio - Museo D’Arte Sacra MUDIA
Ci troviamo presso il Largo Purgatorio, a ridosso della città murata che un tempo definiva il contesto fortificato arabo costruito dopo l'827. Su questo slargo, cui si accede da Corso Umberto I, arteria principale di Sambuca, prospetta la chiesa edificata nel 1631 ed oggi dedicata alle "Anime Sante del Purgatorio". Fu fondata nella prima metà del Seicento dal sacerdote Don Giuseppe Cicio con il nome di Miserimini Cappuccinelli e originariamente dedicata a San Francesco d’Assisi. Il prelato le lasciò in eredità alcune rendite e un latifondo per la celebrazione delle messe e legati di maritaggio (così era chiamata la dote per agevolare i matrimoni - o maritaggi - di fanciulle orfane). Nel 1632, con bolla emessa da Mons. Gualtierio, vescovo di Girgenti (nome dell’antica Agrigento), le fu annessa una prima confraternita, cui, nello stesso anno, si aggiunse, con bolla pontificia, la numerosa e ben organizzata Arciconfraternita della Buona Morte della Città di Roma.
Una costruzione sobria con una torre campanaria speciale
La chiesa, in muratura portante continua, è realizzata in conci squadrati di pietra arenaria cavati sul posto o in muratura a sacco, in parte a faccia vista. Nella semplice geometria del suo prospetto, concluso da un cornicione a giacitura orizzontale, spiccano le mostre del portone centrale e dell’ampia finestra; cantonali, fascia marcapiano e zoccolo gli conferiscono qualità, ordine e proporzione. L’edificio ha una copertura esterna a due falde che cela la copertura a volta interna della chiesa. A destra del prospetto si erge la torre campanaria, probabilmente antecedente all'impianto della chiesa secentesca: a sostegno di questa ipotesi è la scala a chiocciola di tradizione iberica, detta a “occhio aperto” o “con vuoto centrale”, caratterizzata dal sistema “alzata-pedata” monolite in pietra arenaria; la trattatistica spagnola del Cinquecento la definirà a "Caracol de Mallorca" (una tipologia che compare dalla prima metà del 1400, ma che caratterizzerà molti centri della Sicilia nel Settecento, dopo la ricostruzione post terremoto: a Sambuca si ritrova anche nella torre della Chiesa di San Michele Arcangelo e nella Chiesa Madre, che sorge sul sito del castello arabo di Zabuth). Alcuni storici ritengono invece che si tratti di una torre d’avamposto del castello.
Il Settecento in un interno: dal pavimento in maiolica di Burgio ai prodigiosi stucchi alle tele di Fra' Felice
Attraversato il portone centrale, ci si immette nell'ampia aula chiesastica, a navata unica e sviluppo longitudinale, coperta con volta a botte e pavimentata con pregiate quadrelle di maiolica del Settecento di Burgio, con motivo a stella e floreale. Sopra l’ingresso è collocata la cantoria, sorretta da un ampio arco a sesto ribassato: vi si accede dalla stessa scala coclide che conduce al campanile. Lungo la navata, scandita da lesene sormontate da capitelli, sono ricavati nello spessore del muro due piccoli altari: fiancheggiati da due medaglioni in stucco da cui emergono Anime purganti, sono dedicati rispettivamente a San Francesco d’Assisi (quello a destra) e al SS. Crocifisso (a sinistra). In corrispondenza dell'arco trionfale, uno scalino separa la navata dall’ampio presbiterio, che ha pianta pressoché quadrata e, al centro, l’altare maggiore in marmo, staccato dalla parete con gradevoli bassorilievi. Sulla faccia dell’arco trionfale si susseguono dei puttini in stucco, legati l'uno all'altro da una ghirlanda di fiori e frutta: fanno da cornice al pellicano centrale in stucco dorato, che porta sul dorso un puttino. Nel presbiterio, nelle scene del paliotto, si intercalano due decori fitomorfi e "II Perenne Sacrifico Eucaristico": un altorilievo con le Anime Sante del Purgatorio salvate dal Sacrificio Eucaristico. Sulla parete absidale, invece, si articola l'apparato decorativo a stucco con cornice, trabeazione, timpano triangolare spezzato a grandi volute e, al centro, l'Eterno Padre tra puttini e figure allegoriche. L'opera rimanda alle architetture in stucco in uso nel Settecento in Sicilia e ricondotte alle opere di Giacomo Serpotta: è alla sua scuola che si formarono i Messina, autori degli stucchi sambucesi. La grande pala d’altare, che raffigura il Purgatorio e la purificazione delle anime, fu dipinta nel 1783 da Fra’ Felice da Sambuca, pittore Cappuccino le cui opere si trovano anche in Vaticano. Collocata fino al sisma del ‘68 sull’altare maggiore, fu poi conservata presso la banca locale di Credito Cooperativo che nel passato ne aveva promosso il restauro. La Chiesa del Purgatorio custodisce l’unica tela firmata da Fra’ Felice e prodotta in via esclusiva dal frate artista (che, invece, solitamente, ne riproduceva copia su richiesta di un committente).
Un polo espositivo, parte del Museo diffuso della diocesi di Agrigento
La nascita del Polo espositivo sambucese è stata promossa dall’Arcidiocesi di Agrigento e la Comunità ecclesiale e realizzata in collaborazione con il Comune di Sambuca di Sicilia e la Soprintendenza di Agrigento. Un percorso tra tesori artistici e testimonianze di Fede rivolto, in particolare, alla ricostruzione ideale di un patrimonio e di un’immagine urbana parzialmente perduta, attraverso l’esposizione delle testimonianze artistiche ancora presenti all’interno della seicentesca Chiesa del Purgatorio: questa, chiusa in seguito al terremoto che la notte del 15 gennaio del 1968 devastò la Valle del Belice ed allestita come nuovo museo d’Arte Sacra, rappresenta un segno di rigenerazione urbana, arte, memoria e sostenibilità nel territorio. Il Museo d’Arte Sacra, ospitato oggi dalla Chiesa del Purgatorio di Sambuca, rientra nell’ambito del più ampio progetto di Museo diffuso, connesso al Museo Diocesano di Agrigento, capofila dell’iniziativa. Il MUDIA (Museo diffuso di Agrigento) ha una sua sede principale nella città di Agrigento - dove il percorso museale a cielo aperto comprende nel centro storico i siti di Cattedrale, Museo Diocesano, Chiesa Maria dei Greci, Chiesa di San Lorenzo - e altre sedi espositive, con mostre permanenti, diffuse sul territorio della Diocesi: ad Aragona e a Sambuca di Sicilia. Grazie ai suoi diversi Poli espositivi, il museo diffuso permette di custodire e valorizzare il patrimonio ecclesiastico senza sradicarlo dal territorio e dalla comunità per il quale è stato pensato, progettato e realizzato. La comunità non viene privata del suo patrimonio artistico e dei suoi oggetti cultuali, potendoli valorizzare ancora per la catechesi e per la liturgia. Ogni Polo espositivo valorizza ciò che è proprio del territorio in relazione alla committenza, agli artisti e alla devozione della comunità locale.
Dai restauri ottocenteschi al terremoto del ‘68 fino al nuovo restauro e al Museo d’Arte Sacra
La chiesa, è stata interamente restaurata nel XIX secolo. I rettori, don Giovanni Lo Monaco e don Vito D'Anna, promossero la realizzazione decorativa del presbiterio, con motivi geometrici e decorazioni a finto marmo all’interno di fasce marcapiano, e interventi di adeguamento all’interno della chiesa. L’edificio, danneggiato dal sisma del ‘68 che colpì tutta la Valle del Belice, fu interamente consolidato nel 1996 - unitamente all’ex Oratorio della Confraternita annesso alla chiesa e posto a seguire della sagrestia - e parzialmente restaurato grazie ad un finanziamento ottenuto dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Agrigento. L’intervento di restauro conservativo ha risanato l’edificio dall’umidità, preservandone gli intonaci; consentito la ripavimentazione di navata e presbiterio, valorizzando l’antico pavimento in maiolica del Settecento siciliano, precedentemente recuperato; realizzato la pulitura degli stucchi delle pareti della navata e degli altari marmorei riconfigurandone le parti mancanti; adeguato gli impianti. All’adeguamento liturgico del 2015 risalgono poi l’ambone e l’altare (un blocco cubico con ai lati delle colonnine, che regge il piano orizzontale), entrambi in legno. Dal 2018 ospita il Mu.Di.A., uno dei Poli espositivi del Museo diffuso della diocesi di Agrigento.
L’allestimento ed il percorso di visita. Tra tesori d’arte e fede
L’allestimento del museo d’arte sacra sambucese nella Chiesa del Purgatorio ha previsto semplici quinte architettoniche e vetrine che lasciano intatta la percezione degli spazi originari, armonizzando ed integrando le esigenze museografiche e museologiche con i valori storici del luogo espositivo. Il percorso di visita si articola in un susseguirsi di sale tematiche che accolgono opere di pregevole valore artistico, provenienti dalle chiese colpite dal terremoto del Belìce - come la Chiesa Madre, il Collegio di Maria (Ex Convento di Sant’Agostino), il Complesso Benedettino di Santa Caterina, il Convento del Carmine, la Chiesa della Concezione e l’Ospedale, che furono tra le fabbriche di interesse storico-artistico più danneggiate. Attraverso l’esposizione delle testimonianze artistiche ancora presenti, il Polo espositivo sambucese intende ricostruire idealmente un patrimonio e un’immagine urbana parzialmente perduta. Un percorso storico diverso è riservato alla chiesa di San Giorgio, demolita nel 1959, prima che il terremoto devastasse la Valle. L’itinerario museale si sviluppa all’interno di 4 ambienti con un percorso organizzato tematico che inizia con l’inquadramento topografico dei siti coinvolti. Si accede poi alla sala Feliciana, allestita dentro la Chiesa, dedicata alla vita del frate cappuccino Fra Felice e alla sua arte pittorica attraverso l’esposizione dei suoi dipinti più rappresentativi, e lo spazio destinato alla scultura lignea. Dentro la chiesa, un piccolo spazio è dedicato alle opere più rappresentative della Chiesa di Santa Caterina, legate a nomi di artisti autorevoli e rappresentativi del Tardo-Rinascimento locale, quali Fra Innocenzo da Petralia e gli scultori della famiglia Lo Cascio di Chiusa Sclafani. A seguire, nei locali attigui, la Sala Planeta, con i cimeli appartenuti a Mons. Diego Planeta, ultimo Giudice dell’Apostolica Legazia e Arcivescovo di Brindisi: custodisce i parati liturgici a lui appartenuti ed una ricostruzione storica del Legato papale, nato in seguito alla dominazione normanna e in vigore fino alla prima metà del XIX secolo (il legato pontificio, o "Legato del romano pontefice", è un inviato del papa, suo stabile rappresentante presso le Chiese locali o presso le autorità statali o presso istituzioni ecclesiastiche). Nella Sala dei Paramenti e delle Suppellettili liturgiche sono esposti vasi e suppellettili in argento e paramenti sacri, realizzati molto probabilmente nei due cenobi sambucesi: il Monastero Benedettino e il Collegio di Maria. Infine, la sala dedicata a San Giorgio, omaggio al primo patrono di Sambuca, è anche la sala della memoria recuperata. Essa custodisce, infatti, quanto fu strappato alla demolizione dell’omonima chiesa nel 1959, prima che il terremoto devastasse la Valle: tra le sue opere più significative oggi esposte, un mezzobusto reliquiario d’argento del Santo, due statue lignee tardo cinquecentesche, un dipinto raffigurante “I Santi Quattro Martiri Coronati” attribuito a Pietro Novelli e un pregevole affresco medievale della “Madonna del Latte”.