Palazzo dell'Arpa o Oddo
Ci troviamo presso l’antico palazzo in cui ha sede il Municipio di Sambuca di Sicilia. Fu la nobile famiglia dei Baroni Oddo a farlo costruire in pietra locale nel Seicento - quando il Barocco cedeva il passo al Neoclassico - sull’impianto della porta urbana di accesso alla città-fortezza araba di Zabut, nucleo originario del paese. Sul finire dell’800, il Palazzo fu ceduto in affitto ai Giurati del tempo perché divenisse sede della municipalità e venduto, poi, nel 1931, alla civica amministrazione per ospitare parte degli uffici comunali. Gli interni, restaurati alla fine degli anni ’60, oggi ospitano l’Amministrazione attiva, il Consiglio municipale e gli uffici amministrativi.
L’Arpa: uno dei simboli di Sambuca
Essendo sede dell’Amministrazione Comunale, Palazzo Oddo è anche chiamato Palazzo “dell’Arpa”: strumento divenuto uno dei simboli del Comune di Sambuca e sua insegna araldica. L’arpa compare, infatti, nel gonfalone del Comune insieme alla scritta in latino “volat ad aethera virtus”, motto della famiglia Beccadelli di Bologna: “la virtù vola verso il cielo", cioè, rifacendosi al verso di Virgilio nell’Eneide, la virtù eleva alle cose più alte, distaccandosi dalla pochezza di quelle terrene. L’arpa è anche il soggetto dell’imponente installazione realizzata in una lega di ferro acciaioso da Enzo De Luca, abile artigiano del luogo, all’ingresso del borgo.
Un’architettura “urbanistica”, ponte tra epoche nel borgo
La facciata del palazzo con le sue due alte arcate a chiusura del rettifilo della Via Grande (oggi Corso Umberto I) pare innestarsi sulle mura esterne che cingevano la città antica: un’originale soluzione architettonica e al contempo urbanistica, che rende l’edificio una sorta di “ponte” tra il Quartiere Arabo e la Sambuca dell’età moderna. Il fronte quadrangolare è semplice, ma ordinato, diviso in scomparti da paraste in pietra arenaria e concluso in cima con una cornice a sbalzo e un alto muretto d’attico a motivi ovali. Al livello inferiore si aprono due archi a tutto sesto con un sontuoso portale tra questi. Il doppio arco trionfale è sormontato da tre eleganti balconi al livello superiore, con articolate mostre in stile neoclassico.
Dalla lapide per il Duce all’orologio, dono del musicista emigrato
Proprio sopra il portale del palazzo, nel 1938, per disposizione di Benito Mussolini, il fascismo locale aveva fatto collocare una lapide: la targa era stata apposta contro le sanzioni antifasciste comminate nel ‘35 dalla Società delle Nazioni all’Italia per aver invaso l’Etiopia; riportava frasi enfatiche, esaltanti la politica autarchica del Duce e le sue glorie. Oggi, al suo posto, si trova invece un orologio, dono del sambucese Francesco Riggio, illustre direttore d’orchestra emigrato in America in giovanissima età. Dal 2016, anno dell’elezione di Sambuca a Borgo dei Borghi, una targa sulla facciata ricorda questo prestigioso riconoscimento, mentre davanti al palazzo sventola la bandiera dell’Associazione dei Borghi più Belli d’Italia.
Uno scrigno di arte contemporanea
Il palazzo custodisce numerose opere d’arte moderna di illustri artisti sambucesi contemporanei: "Il terremoto 1968" di Gianbecchina, affresco ispirato al drammatico sisma del Belìce; una scultura lignea di Nino Maggio; opere di Nino Ciaccio raffiguranti luoghi architettonici storici di una “Sambuca scomparsa”, di Pippo Vaccaro, autore della "Galleria dei Sindaci" (ritratti dei “primi cittadini” dalla Liberazione ad oggi), di Vincenzo Sciamé, di Ignazio Navarro, ed ancora “Emigranti” di Francesco Marino e “Mafia” del grafico Andrea Carisi.