Una nobile ed antica casata, legata ai Borboni
Pare che la casata dei Planeta si sia distinta per antichità, splendore e per la virtù militare dei suoi membri - tra cui si annoverano ecclesiastici e nobilissimi cavalieri - e che abbia potuto trasmettere nel tempo il titolo per successione femminile (un privilegio, quello dell’esclusiva successione femminile nei feudi in assenza di discendenti maschi, concesso dall'imperatore Federico II anche per le donne, seppur con limiti). Sembra, inoltre, storicamente accertato che i Planeta abbiano dato ospitalità ai reali di Napoli nella breve parentesi della repubblica partenopea. All’inizio dell’800 il Palazzo conservava ancora l’aspetto baronale e l’arredo interno che a un tale palazzo si conveniva. Ad attestarlo anche le preziose porcellane recanti la data con il nome dei Borboni di Napoli: queste furono tra i beni saccheggiati dalla popolazione nel luglio del 1943, quando il Palazzo, durante la seconda guerra mondiale, fu destinato ad ospitare un contingente di militari.
Palazzo dei Baroni Planeta
Ci troviamo presso Palazzo Planeta, dimora secentesca dei Baroni di Santa Cecilia, vero e proprio scrigno di preziosi cimeli, molti dei quali appartenuti a Monsignor Diego Planeta, sambucese di nascita, Arcivescovo di Brindisi e ultimo Presidente del Tribunale dell’Apostolica Legazia. Quest’ultima era un istituto religioso e politico creato nel 1098 al tempo dei Normanni da Papa Urbano II, in considerazione dei meriti di Ruggiero I per la liberazione della Sicilia dagli Arabi: un privilegio in forza del quale i Re di Sicilia si considerarono legati nati del pontefice e, dunque, in diritto di vantare competenza esclusiva su tutta la materia ecclesiastica dell’isola (dal potere di scegliere i vescovi dell’Isola a quello di partecipare con i propri rappresentanti ai Concili di Sicilia e Calabria, nel rispetto delle direttive della Sede Romana).
Il complesso si racconta negli esterni: dai fasti del ‘600 ai messaggi di pace del ‘900
Il palazzo - delimitato dalle Vie Bonadies-Monarchia e da un ampio cortile denominato Planeta - è un complesso molto antico, frutto dell’aggregazione di diversi corpi di fabbrica. Si articola attorno a un cortile acciottolato, realizzato nel 1933 con opere di sbancamento della roccia, ed un giardino pensile. L’architettura, lo stile delle balconate, l’uso della pietra e la fattura degli intagli fanno presumere che il palazzo dei Baroni Planeta sia stato costruito agli inizi del ‘600 e, benché sia stato in parte ristrutturato - l’esterno che prospetta su Via Bonadies è stata rifatto in epoca recente - il prospetto che si affaccia in Via Monarchia è ancora quello originale. Sulla facciata è esposto un cimelio della Seconda Guerra Mondiale, testimonianza dei bombardamenti che nel 1943 distrussero gran parte della dimora di famiglia; durante la ricostruzione, fu Vito Planeta a volerlo conservare quale severo monito contro gli orrori della guerra da tramandare nella memoria collettiva.
Gli interni: un viaggio attraverso i secoli
Entrare nel Palazzo Planeta vuol dire fermare il tempo, perché la dimora dei Baroni di Santa Cecilia non è una semplice casa, ma un complesso ingranaggio di ricordi, lettere, costumi, uniformi. Al suo interno, una raccolta di attrezzi legati al mondo agricolo e pastorale che prende il nome di “museo del contadino”; al primo piano della settecentesca fabbrica, una galleria, nei locali degli ex granai, recuperati e trasformati in un’elegante dimora privata, ospita divise militari risalenti alla guerra 1915-1918, altri cimeli appartenuti alla famiglia Planeta e ritratti di antenati di casa Planeta: tra questi il ritratto di Monsignor Vito Planeta (1789/1863), Arciprete di Sambuca e Abate della Chiesa di Santa Maria del Soccorso in Nicosia, e del fratello, Monsignor Diego Planeta (1794/1858), Arcivescovo di Brindisi e presidente del Tribunale dell’Apostolica Legazia, che qui nacque e visse. Tra i pezzi più belli: una collezione di cappelli ottocenteschi da uomo, costumi femminili, molte uniformi e un’originalissima “cappella da viaggio” di immancabile memoria gattopardiana, corredata da abiti talari e divise militari della prima guerra mondiale.
Palazzo Planeta tra i Luoghi dell’Identità e della Memoria (LIM)
In virtù dei suoi aspetti storico-identitari, legati anche alle personalità di spicco della sua nobile casata sambucese, Palazzo Planeta è stato inserito dalla Regione Sicilia tra i LIM (Luoghi dell’Identità e della Memoria): patrimonio di enorme importanza intorno a cui è possibile ipotizzare un modello innovativo di gestione, basato su un progetto di conoscenza e valorizzazione, tutela attiva e pienamente condivisa, opportunità per definire le strategie di sviluppo della comunità che li accoglie.